DOCs for KiM
Il Kosovo e Metohija dista poche centinaia di chilometri dal confine orientale italiano, appena un’ora di volo. La Regione è sopravvissuta alla terribile guerra civile che ha insanguinato la ex Jugoslavia, ha subito un bombardamento efferato di 78 giorni che nel 1999 ha segnato intere generazioni nel corpo e nello spirito, oltre a spingere l’economia in un profondo baratro.
Le condizioni di vita sono precarie, l’inquinamento totalmente fuori controllo, le condizioni igienico sanitarie ostaggio di sistemi che rischiano il crollo, come la distribuzione idrica o lo smaltimento dei rifiuti compatibile con la tutela dell’ambiente.
In campo sanitario non esiste alcun tipo di prevenzione e la salute, particolarmente quella dei più piccoli, è minacciata dalla povertà, dalla scarsa igiene, dalla cattiva alimentazione e da una particolare concentrazione di gravi patologie.
Le chiare lacune della sanità pubblica sono evidenziate dal proliferare di strutture private, il cui costo prestazione, risultando totalmente a carico del paziente, risulta inaccessibile.
La carenza di ospedali o ambulatori medici adeguatamente attrezzati è stata più volte sottolineata dalle autorità internazionali di pace che vigilano da diciannove anni sull’intera regione.
In questo tragico scenario, si rafforza la nostra convinzione di “diritto alla salute”, nel senso pieno, non solamente come libertà dalle malattie, ma come stato di benessere della persona, liberata dalle paure, dalle pratiche non virtuose, dalla sofferenza, quale fondamentale diritto di ogni essere umano, a prescindere dalla propria etnia, fede o condizione sociale.