Alle 1:10 del mattino, nell’enclave serba di Orahovac, si è tenuta una lezione di antropologia culturale. Dei vigliacchi, adeguatamente mascherati, hanno vandalizzato con vernice spray il murales raffigurante il tennista Novak Djoković, realizzato da Deroks per il progetto Boja u Vazduhu (leggi qui il progetto).
Il murale aveva già subito un danno ed era stato restaurato (clicca qui )
L’antropologia ci spiega la complessità e l’attenzione necessaria alla coesistenza di gruppi etnoculturali differenti che insistono nel medesimo territorio e questo cozza con la narrazione tutta europea e filo-americana, di un Kosovo maturo, pacificato e in via di stabilità.
È chiaro che vi sono tensioni politiche evidenti, che ciò che avviene nel nord del paese si ripercuote nell’intero territorio, ma la vandalizzazione di Orahovac ha un aspetto interessante.
La riproposizione inneggiante all’UÇK, l’esercito dichiarato fuorilegge, è chiarificatore di una escalation del conflitto che abbiamo denunciato più volte negli scorsi mesi.
Per quel che ci riguarda, non possiamo che promettere alla comunità di Orahovac, che ci faremo carico di ripristinare il murale, perché il tempo passato non abbia più a tornare, invitando la diplomazia internazionale ad un maggiore impegno nella loro opera di “supervisione del processo di pacificazione” in Kosovo e Metohija, poiché il paese non è per nulla pronto a quella soluzione di “normalità” di cui tutti parlano e spesso a caso.
Il murales tornerà al suo posto, questo è l’impegno che ci prendiamo. “Sono pronto a tornare non appena sarà possibile – così l’artista – perché nessuno possa illudersi che con la violenza si possa risolvere alcunchè”.