Con una manovra di certo studiata da tempo, le forze speciali kosovare hanno fatto irruzione presso l’enclave di Velika Hoča per “sequestrare”, “requisire”, ancora non è chiara la formula pseudo giuridico usata, il vino delle più importanti cantine del villaggio.
Particolarmente indirizzato è stato l’intervento presso la “Vinarija Petrović”, dove è in corso un’irruzione per sequestrare oltre 40.000 litri tra vino e rakija.
Si tratta dell’ennesimo atto di intolleranza nei confronti della comunità serba, un’aggressione al lavoro e alla dignità di chi vuole provvedere con i propri mezzi alla propria esistenza e sopravvivenza.
Un sequestro indiscriminato, che non tenga conto dei diversi momenti di fermentazione del vino, significa di fatto distruggere le riserve vinicole prodotte con l’ultima vendemmia e le scorte accumulate ed invendute a causa della pandemia.
In villaggio ci sono stati momenti di tensione tra le unità di intervento kosovare e una piccola folla radunatasi spontaneamente di fronte alla Vinarija Petrović, a sostegno della famiglia.
A Srdjan, Dana, Milan, Milena e Luka, una famiglia esemplare che la comunità italiana ben conosce per avere alloggiato diverse volte in tutte le stagioni presso la loro abitazione, giunga l’affetto e la solidarietà della nostra Associazione, unito ad un impegno preciso e concreto: non sarete da soli ad affrontare questi eventi che mostrano il lato arrogante e prevaricatore di un potere, che spesso la diplomazia internazionale vuole nascondere.
Agli anziani genitori di Srdjan, Bojan e Bojana, giunga il pensiero affettuoso di tutti noi, incapaci di risparmiare loro anche questo vergognoso affronto.