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Ordinaria prevaricazione

inserito il July 2, 2021

Abbiamo sempre sostenuto che c’è una parte di società che vive in Kosovo e Metohija, che sarebbe disponibile a superare attriti e difficoltà, cercando una vera integrazione tra due popoli, quello serbo ed albanese, “costretti” a condividere una terra.

Il Kosovo e Metohija è per i serbi, la terra d’origine, la patria ancestrale dei propri padri, la terra santa dei monasteri. Per gli albanesi rappresenta in molti casi, il luogo ove si è cresciuti, dove con sacrificio si sono allevati i figli, l’ultimo baluardo per non disperdersi nella piaga dell’emigrazione.

La verità è riposta in due popoli che si sono contesi un territorio e che devono, con buona volontà, trovare una grammatica comune per parlarsi nuovamente e provare a progettare un futuro dignitoso.

L’utilizzo vergognoso della retorica e della demagogia ha invece soffiato sull’estremismo e quello che oggi restituisce l’autoproclamato stato di Kosovo è un apparato poliziesco arrogante con i deboli e servile con i potenti.

Il 28 giugno, nell’occasione della celebrazione del Vidovdan, il giorno di San Vito, anniversario della battaglia del campo dei merli, combattutasi nel 1389, tanti serbi si ritrovano al Gazimestan, vicino Pristina per rammentare un episodio centrale nella storia del proprio Paese. Sono cittadini comuni, giovani, donne, religiosi.

La polizia kosovara, mal digerendo la ricorrenza, adotta una politica arrogante e discriminatoria verso i convenuti. Sequestra t-shirt, pubblicazioni non gradite, perquisisce duramente le persone, non mancando mai di adoperare dei modi intimidatori.

Il video che proponiamo, riguarda la vicenda di un giovane serbo, che educatamente fa rilevare ad una poliziotta che chiede insistentemente i documenti ad una anziana monaca, minacciandola di perquisirla, che si tratta di una “donna di Dio” e di usarle rispetto.

“Perché lo fai? Non vedi che è una donna di Dio, una santa donna?” nessuna parola fuori posto, nessun insulto, misurato anche nei toni.

All’improvviso scatta la reazione violenta della polizia in assetto anti sommossa, il giovane viene isolato e tradotto in commissariato.

Sarà arrestato e condannato per direttissima a trenta giorni di prigione.

È questo il Kosovo pacificato di cui blaterano le ambasciate occidentali? È questo il luogo dove ognuno dovrebbe sentirsi al sicuro, a prescindere dalla propria fede religiosa o etnia?

Questo video rappresenta molto meglio di milioni di parole, la nostra preoccupazione per l’integrità e la sopravvivenza della minoranza serba nella regione ed in particolare ribadisce la necessità della custodia da parte delle forze internazionali, del Monastero di Dečani.

Su questa posizione non abbasseremo mai la guardia, perché le chiacchiere di pavidi diplomatici di carriera rimangono chiacchiere e i fatti sono fatti, in questo caso testimoniati da un inequivocabile video.

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