Nulla si muove

Qualche giorno addietro avevamo pubblicato, seppur con molti dubbi a riguardo, la notizia relativa alle dichiarazioni del Primo ministro di Kosovo, Kurti, circa la restituzione della terra di proprietà del Monastero di Dečani come sancito otto anni addietro, da una sentenza della Corte costituzionale dello stesso Kosovo (clicca qui per leggere l’articolo ).

Abbiamo avuto perplessità sul metodo e sul merito di queste esternazioni, quindi, ci teniamo a riportare il comunicato dell’Eparhija di Raska e Prizren, che contribuisce a chiarire lo stato delle cose.

COMUNICATO DELLA DIOCESI DI RASKA-PRIZREN

Nessuno delle istituzioni del Kosovo ha contattato la diocesi di Raska-Prizren, né il monastero di Visoki Dečani, in merito all'attuazione della decisione della Corte costituzionale del Kosovo del 2016 riguardante il terreno del monastero di Visoki Dečani.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a diverse dichiarazioni da parte dei più alti funzionari del Kosovo secondo cui la decisione della Corte costituzionale sul terreno del monastero di Dečani non sarebbe stata presa legalmente e non può essere applicata e che dovrebbe essere avviato un qualche tipo di dialogo con la Chiesa tenuto a riguardo. Dopo consultazioni con i nostri consulenti legali e diversi contatti con rappresentanti internazionali a Pristina, abbiamo affermato la nostra posizione secondo cui non è possibile tenere un dialogo o raggiungere un accordo in merito alla decisione della Corte Costituzionale, che è vincolante e definitiva (res judicata), perché è contrario ai principi giuridici di tutte le società democratiche.

Poiché per anni il comune di Dečani si è rifiutato di attuare la decisione della Corte costituzionale, ci siamo rivolti al catasto centrale del Kosovo, che ha il pieno diritto di registrare i terreni, il quale aggiornerebbe automaticamente lo stato catastale delle proprietà del monastero presso il comune livello. Nel frattempo, anche la Corte costituzionale del Kosovo ha annunciato che la decisione dovrà essere attuata. Purtroppo, non abbiamo trovato comprensione né disponibilità ad attuare la decisione né da parte del catasto locale né da quello centrale del Kosovo senza alcuna spiegazione. Il nostro caso è stato costantemente trasferito dal livello comunale a quello centrale e da quello centrale a quello comunale, e in questo modo l'esecuzione della decisione è stata costantemente evitata per 8 anni.

Per questo ci aspettiamo che le istituzioni del Kosovo facciano finalmente la loro parte di lavoro in conformità con la legge, registrino la nostra terra nel catasto e rilascino un atto di proprietà al monastero in conformità con la sentenza del tribunale. Riteniamo che questo rappresenterebbe un passo significativo per lo Stato di diritto.

Per quanto riguarda la disponibilità al dialogo per migliorare la vita e risolvere problemi pratici, la nostra Chiesa è sempre stata e rimane aperta al dialogo con tutte le persone di buona volontà, cosa che abbiamo dimostrato con i fatti in tutti questi anni.