Siamo lieti che il “portafoglio” di una piattaforma americana e multinazionale come Netflix si sia arricchita di un film serbo come Enklava di Goran Radovanović.
Enklava racconta una storia fantastica, quasi ispirata, la vicenda ipotetica di un’amicizia resistente tra un bambino di etnia serba e dei coetanei di etnia albanese.
Un po' datato nella dinamica narrativa (prodotto nel 2015) il film ha avuto il pregio di sollevare quel velo di silenzio omertoso da parte dell’intellighenzia transnazionale, sui ghetti del terzo millennio che sono le enclavi di Kosovo e Metohija, restando purtroppo lontano dalla realtà storica a favore di una lettura idilliaca.
Ci stupisce quindi vederlo programmato in una piattaforma di distribuzione che ha da sempre aderito ad una grammatica narrativa filoamericana.
Speriamo che questo evento sia il segno di tempi maturi per una lettura plurale degli eventi che hanno insanguinato l’Europa e continuano a proporre segregazione e disperazione.
Ci aspettiamo di poter ammirare, nelle medesime forme di fruizione, anche il fantastico “Mrak” di Dušan Milić, una testimonianza ben più solida della tragedia del popolo serbo di Kosovo e Metohija.