E’ appena trascorso un mese dall’appello chiaro e forte di Massimo Cacciari a Bologna: “non possiamo dire ai monaci del Kosovo 'ora arrangiatevi' e abbandonarli così al loro destino"; e innanzi all’autorevole posizione del filosofo veneziano, la novità che si percepisce a Decani è una grande bandiera della Nato sul primo check point, affiancata dalla bandiera italiana e da quella slovena.
Gli italiani non ci sono più. Hanno ceduto la vigilanza del Monastero, patrimonio dell’umanità dell’Unesco, a un’inedita accoppiata slovena/moldava.
Si conclude così, dopo 15 anni , la missione del contingente italiano presso il Monastero di Decani.
In un comunicato stampa, rilasciato dal Comandante di Villaggio Italia, il Col. Angelo Minelli, leggiamo: "si tratta di un passaggio importante il reshaping (letteralmente: rimodellamento”), consentirà, al momento opportuno, il trasferimento della responsabilità della sicurezza del sito alle forze di polizia locali e alle autorità civili, come già avvenuto nel settembre 2013 per il Patriarcato di Pec"; per inciso, si fa riferimento alle medesime autorità che non riescono a far rispettare una sentenza del tribunale di Kosovo che ha dato ragione ai monaci contro l’amministrazione locale di Decani, in una contesa sulla proprietà di alcune terre.
In questo delicato momento, il nostro pensiero è frammentato in diverse sensazioni.
La prima è di assoluta riconoscenza nei confronti dei tanti militari italiani che si sono impegnati nella difesa pluriennale del Monastero, onorando il nome dell’Italia e garantendo alla comunità monastica la sicurezza necessaria a svolgere la propria missione.
La seconda è la chiara percezione della mancanza di approfondimento, da parte della comunità internazionale, sulla situazione che si vive in Kosovo; un paese bloccato da una chiara politica discriminatoria nei confronti delle minoranze, con un tasso di corruzione impressionante almeno pari a quello di disoccupazione.
La terza è la certezza della totale inadeguatezza della “politica occidentale” nell’immaginare una soluzione onorevole del pasticcio-Kosovo, con la doverosa tutela delle minoranze. In ultimo, non possiamo che esprimere il rammarico per l’abbandono da parte dell’Esercito Italiano della sorveglianza del Monastero di Decani.
Più volte da questo sito, autorevoli amici avevano espresso il desiderio che il disimpegno della missione di sorveglianza da parte degli italiani, coincidesse con il termine della missione, cioè con l’obiettivo fondamentale della garanzia alla sicurezza e alla tutela di tutti. Così non è stato, ed è un vero peccato per la storia delle nostre Forze armate e del nostro Paese. L’Italia ha perduto un’ulteriore occasione.