Nel corso della celebrazione della Santa Pasqua di tutti i Cristiani, ancora una volta, la vile mano della violenza e della sopraffazione si è armata contro un luogo sacro.
Ignoti senza coraggio e senza volto, hanno segnato con lo spray il portone del Monastero di Decani, inneggiando al criminale esercito clandestino e terrorista dell’etnia albanese, il famigerato UCK.
Tutto questo è accaduto, mentre l’Igumeno del Monastero, Padre Sava Janjic, aveva chiesto una maggiore protezione all’Esercito Italiano che da quindici anni sorveglia quest’area.
Tutto questo è accaduto mentre il Col. Sgobba, che comanda la base della Kfor Villaggio Italia, aveva assicurato la massima protezione al Monastero.
Tutto questo è accaduto nonostante i check point e gli allarmi preventivi.
Tutto questo è accaduto, mentre le autorità kosovare provvedevano a sbandierare al mondo, “il rinnovato clima di pacificazione nel paese e l’intenzione di convocare un’ennesima conferenza interreligiosa”.
Le persone civili sono stanche e dicono: BASTA! Quale tragedia ci deve piombare sulle spalle per comprendere l’essenzialità dei fatti?
Può un Monastero, simbolo di pace, compassione e amore, vivere con l’incubo di chi si presenti alla porta? Ieri armato di un bazooka, oggi di una bomboletta spray, domani di non sappiamo di cosa?
La nostra associazione si augura, che questo ennesimo episodio d’intolleranza e violenza, serva da monito a una comunità internazionale, intenta esclusivamente a fornire alla gente, una versione dei fatti non rispondente alla realtà, ma funzionale alle politica.
Il Kosovo NON E’ un paese pacificato; NON GARANTISCE serenità e libertà nel culto; CALPESTA i diritti elementari delle persone;
E’ INAUDITO, IRRESPONSABILE e CRIMINALE, anche il solo pensare, che la missione di pace sia giunta ad una legittima conclusione.
Per quanto dolorosa, a quindici anni dall’intervento armato della Nato, questa è la reale condizione.
Ci stringiamo con sincera comprensione alla Comunità monastica, che mai come oggi, sente il bisogno dell’affetto e della solidarietà di chi ha conosciuto l’alto magistero che la fratellanza svolge in questa terra martoriata.